
Le accuse al colosso Shein di pratiche scorrette - Chiechiera.it
Il colosso dell’e-commerce cinese usa dei trucchi per farti spendere di più ma in pochi lo sanno: l’allarme dark pattern.
L’Organizzazione europea dei consumatori (BEUC), che rappresenta associazioni attive in 32 Paesi, insieme ad altre 25 organizzazioni, ha nuovamente sollecitato la Commissione Europea e le autorità nazionali a intervenire contro le strategie di marketing scorrette adottate da SHEIN, la piattaforma cinese di moda low cost.
Secondo le nuove indagini condotte da membri della BEUC in tutta Europa, tali pratiche ingannevoli spingono gli utenti verso acquisti compulsivi, generando perdite economiche involontarie e aggravando problemi sociali e ambientali legati alla fast fashion.
L’allarme sui dark pattern e le tattiche ingannevoli di SHEIN
Le accuse a carico di SHEIN si basano su evidenze che dimostrano come la piattaforma utilizzi tecniche di manipolazione digitale note come dark pattern, progettate per indurre i consumatori a compiere azioni che normalmente non avrebbero intrapreso. Tra queste strategie rientrano falsi countdown, messaggi che creano un falso senso di urgenza sulla scarsità dei prodotti e il cosiddetto confirm shaming, ovvero notifiche che inducono i clienti a sentirsi in colpa se decidono di annullare un acquisto. Questi metodi non solo favoriscono spese eccessive e compulsive ma alimentano anche la diffusione di capi d’abbigliamento spesso non conformi agli standard di sicurezza, aggravando ulteriormente l’impatto negativo della fast fashion sull’ambiente e sulla società.
Già a febbraio 2024, la Commissione Europea aveva avviato un’indagine sulla conformità di SHEIN al diritto dei consumatori dell’UE, chiedendo nel maggio successivo alla piattaforma di cessare l’uso di pratiche ingannevoli come sconti falsi e scadenze d’acquisto non veritiere. Tuttavia, la BEUC ha rilanciato le accuse denunciando con forza l’uso sistematico di questi modelli oscuri. Il termine dark pattern è stato coniato dallo user experience designer Harry Brignull per indicare quelle interfacce digitali o percorsi di interazione studiati per manipolare il comportamento degli utenti, spingendoli verso scelte non desiderate o rendendo più difficili azioni che potrebbero danneggiare gli interessi del fornitore del servizio.
Queste pratiche includono anche la sottrazione di informazioni rilevanti all’utente, come il consenso consapevole al trattamento dei dati personali. Il Garante per la Protezione dei Dati Personali (GPDP) definisce i dark pattern come “modelli di progettazione ingannevoli” che influenzano il comportamento degli utenti e ostacolano la tutela della privacy online. Nel febbraio del 2023, il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) ha pubblicato linee guida precise per riconoscere ed evitare queste pratiche, fornendo indicazioni pratiche a gestori di piattaforme digitali, designer e utenti finali.

Le associazioni dei consumatori evidenziano come l’adozione dei dark pattern da parte di piattaforme come SHEIN abbia conseguenze molto dannose, promuovendo spese eccessive e sovra-consumo, specialmente nel settore dell’abbigliamento. Questo fenomeno non solo provoca perdite economiche per gli acquirenti ma alimenta anche la circolazione di prodotti contenenti sostanze chimiche nocive, ostacolando gli sforzi per una transizione ecologica sostenibile. Di fronte alle accuse, SHEIN ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con le autorità europee e nazionali per garantire il rispetto delle normative a tutela dei consumatori.
L’azienda ha inoltre sottolineato come un dialogo aperto con il BEUC potrebbe favorire una maggiore trasparenza e consentire di chiarire le modalità operative della piattaforma. Tuttavia, SHEIN ha lamentato il rifiuto delle associazioni di consumatori di incontrare i propri rappresentanti negli ultimi anni, impedendo così un confronto diretto sulle problematiche sollevate. L’attenzione delle istituzioni e degli organismi di tutela si concentra quindi non solo sulle pratiche commerciali scorrette ma anche sul contrasto ai modelli di design digitale che manipolano in modo subdolo il comportamento dei consumatori, in un contesto in cui la difesa della privacy e la responsabilità ambientale diventano sempre più prioritarie.